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Ansia, attacco di panico e dintorni. Alcune indicazioni utili

Aggiornamento: 12 mag 2021

Gli stati d’ansia colpiscono un numero sempre più ampio di persone e chi ne soffre sa bene quanto possono essere invalidanti nelle proprie attività quotidiane, in ambito lavorativo, di studi, ma anche in quello relazionale e affettivo. Ancor più se l’ansia comporta veri e propri attacchi di panico, più o meno frequenti, se arriva a limitare il nostro campo di azione attraverso l’evitamento di alcuni spazi, luoghi e comportamenti, e se, come accade in alcuni casi, si associa ad abbassamento del tono dell’umore o a depressione.

Non esiste purtroppo un’unica ricetta applicabile a chiunque per risolvere il problema, questo perché ognuno porta con sé una unicità personale di storia di vita, emozioni e particolarità che necessitano comprensione per fare luce su ciò che ha dato origine a questo tipo di fastidiosa reazione agli eventi e all’ambiente. In questo senso però, prima di dare alcune indicazioni importanti per fare qualcosa nell’immediato, voglio far notare come proprio quell’unicità personale che non permette una soluzione al problema uguale per tutti, rappresenta una possibile fonte di ricchezza e di crescita nel momento in cui andiamo a rendere consapevoli le radici del pensiero, delle emozioni e delle relazioni che poi generano la condizione di ansia con le sue possibili manifestazioni. Tornerò su questo punto perché è di fondamentale importanza, ma ora andiamo a vedere cosa si può fare per porre rimedio nel momento in cui le cose stanno sfuggendo di mano.


TORNARE AL PRESENTE

L’ansia e poi l’attacco di panico sono forme di “PAURA ANTICIPATA” rispetto ad un pericolo percepito, che può essere più esterno, concreto e ambientale per così dire, o maggiormente interno, mentale, che si lega a pensieri, emozioni e relazioni. Ciò che conta è soprattutto che quella condizione di tensione, di paura, sia “anticipata”, intendiamo che, in qualche modo, la persona ansiosa è abituata a stare un po’ troppo nel futuro anziché nel “qui e ora”…


QUINDI


Nel momento dell’ansia è importante fare in modo di TORNARE AL MOMENTO PRESENTE.


COME?


Esistono svariati esercizi e tecniche, mi limiterò qui ad indicare un’azione che spesso chiedo di svolgere ai miei assistiti e che può risultare molto vantaggiosa:

bisogna avere con sé un semplice block-notes e una penna, nel momento in cui si sente quella fastidiosissima sensazione, tutto ciò che bisogna fare è iniziare a descrivere, nei minimi dettagli, annotando sul foglio, tutto ciò che è intorno a noi, ogni cosa, tutto ciò che ci circonda, partendo dalla data, ora e luogo in cui mi trovo, cosa vedo (sono in un parcheggio? In una stanza di casa? All’aperto? Descriverò TUTTO ciò che vedo, piante, alberi, macchine mobili etc), quali sono i suoni e i rumori che sento (televisione, musica, macchine, treno, lavastoviglie…qualunque suono), quali sono gli odori se ci sono, e anche le sensazioni tattili (vento? Freddo o caldo? Vestiti che indosso, sedia sulla quale sono seduto…).

Questo esercizio, nella sua semplicità, ha molte funzioni, innanzitutto ci riporta immediatamente nel presente intorno a noi, inoltre sposta l’attenzione che automaticamente si focalizzerebbe sull’ansia verso l’esterno, e, non da ultimo, il fatto stesso di avere a portata di mano quella “carta e penna” può rappresentare una valida rassicurazione al proprio fianco > (se succede so cosa fare)


E’ di fondamentale importanza in un processo di cambiamento e quindi anche di risoluzione della sintomatologia ansiosa, comprendere come le tecniche e gli esercizi, comportamentali e di pensiero, possono essere un valido aiuto nella gestione del problema, tuttavia, in un’ottica che colga la complessità della persona, soprattutto in certi casi è imprescindibile il supporto di un esperto che possa accompagnare in un percorso di ricerca e di lettura dei significati che il sintomo, l’ansia in questo caso, sempre porta con sé. In questo senso, si chiarifica ciò che spesso si sente dire rispetto all’ “accettare” lo stato d’ansia anziché respingerla e vivere questa condizione in un continuo stato di apprensione che contribuisce ad alimentarla. Accogliere ed accettare non vuol dire rimanere inerti ed assoggettati al malessere, bensì entrare in un rapporto di conoscenza con se stessi e con quel tipo di funzionamento, diventato eccessivamente faticoso, portare alla consapevolezza il messaggio che l’ansia ci porta, fatto di vissuti personali, valori, storie ed emozioni, permettendoci uno spazio di ascolto che generi nuove autonomie, sicurezze e capacità di gestione anche dei nostri aspetti più vulnerabili.


Il sintomo ci racconta qualcosa di una nostra fragilità che sempre ci chiama ad una crescita, diventando nuova consapevolezza e quindi punto di forza.


Pier Giorgio Russi


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